Forza! Forza! Forza!
È stato l’imperativo con il quale Silvano Petrosino ha concluso l’intervento, nella nostra comunità, in occasione della “settimana dell’educazione”.
Filosofo, professore ordinario in teoria della comunicazione e antropologia religiosa dell’Università Cattolica di Milano, ha portato la testimonianza di come sia necessario, nel periodo in cui stiamo vivendo, educare sia con la vita che con le parole. A questo scopo ha citato papa Francesco, il quale a sua volta si era richiamato a quanto San Francesco espresse: “predicate sempre il Vangelo e se fosse necessario anche con le parole”.
“Educare ha a che fare con la vita, non invece con una lezione o un corso. Cosa educa? Non c’è dubbio: è la vita che educa: come tu mangi, come cammini, come ti vesti; si educa con l’atteggiamento che si ha. La realtà nella quale viviamo è quella di una società violenta. Si dice addirittura che l’obbedienza e la fedeltà sono dei vizi, perché ciascuno deve essere libero, autonomo, con la propria vita in mano. Siamo nel tempo dell’eccellenza, e anche questa parola non va tanto bene, come anche il termine successo. La società di oggi interpreta il concetto di compimento in termini di successo. Il compimento però è ciò verso cui la vita di ogni essere umano tende. Noi siamo chiamati a diventare uomini e donne mature, che significa avere capacità di ascolto, di condivisione, di gioia con l’altro, di pazienza…”
Educare è riconoscere il bene presente, frutto sempre di una storia; e il tempo della storia è fatto di azioni, di arresti, di passi indietro, anche di errori, di cadute e fallimenti.
Educare è riconoscere e abitare il limite di essere umani e pertanto mortali, e lanciare sfide sul come si intende vivere il tempo che ci è dato.
Educare è avere il coraggio di iniziare a pensare e parlare, di rendere ragione della speranza che è in noi, come citato nella Prima Lettera di Pietro (1 Pt 3,8-17). Questa pagina sembra dirci così: se Cristo è vivo e abita in noi, nel nostro cuore, allora dobbiamo anche lasciare che si renda visibile, non nasconderlo, e che agisca in noi. “Bisogna predicare sempre il Vangelo. Che poi è il concetto di missione. Quando trovo una pizza buona lo dico a tanti. Forse qualcuno mi obbliga a dirlo? È l’effetto naturale! Allora bisogna interrogarsi sul fatto che se non si parla di Gesù, vuol dire che…insomma…ci sono pizze più buone…”
L’educazione attende sempre l’azione libera dell’altro. Come nella risposta ad ogni rapporto amicale, ad ogni scelta, anche in quella per Dio. Dobbiamo capire, dobbiamo comprendere. Non limitarci a “obbedire” senza ragione. Ma per farlo, occorre che ciascun soggetto sia libero di rispondere per se stesso. E libero di capire e di comprendere. E quindi di amare. Dio vuole essere amato. Dio vuole che noi lo amiamo.
Dio è stato un genio perché ha costruito una partita a poker in cui ci rende attori della nostra salvezza, non spettatori
Silvano Petrosino