Mettersi nei panni di qualcuno. Per comprendere la grande ricchezza della figura di Giuseppe…mettiamoci nei suoi panni!
Non ci resta allora che entrare nelle sue parole, trovarci nelle medesime situazioni e sorprenderci di come le abbia vissute.
L’8 dicembre 2020 papa Francesco aveva indetto un intero anno dedicato alla figura di San Giuseppe, all’avvicinarsi dell’8 dicembre 2021 – data del suo termine – possiamo ancora accostarci a questa figura.
Ci troviamo all’inizio del libro L’OMBRA DEL PADRE – IL ROMANZO DI GIUSEPPE, un libro di Jan Dobraczynski, il più noto scrittore cattolico polacco del ‘900, e ci troviamo all’inizio della sua storia, la vicenda di un uomo credente posto improvvisamente di fronte a un’imprevedibile chiamata di Dio. La narrazione di eventi quotidiani che lo vedono protagonista permette al lettore di addentrarsi maggiormente nella sua storia, leggendo con la sensazione di essergli accanto. Ci troviamo, lungo tutto l’asse temporale della sua storia, con un uomo combattuto tra le sue giuste esigenze umane e la richiesta improrogabile di Dio.
Ci troviamo con lui in silenzio. A Giuseppe, il silenzio, parlava più nitidamente della voce. Esigeva sempre la medesima cosa: attendere. E a suo padre affermava “Permetti, padre, che io trovi colei che aspetto…”
Saper attendere dunque, perché la scelta della vocazione della propria vita non può essere che coltivata e discreta nel silenzio del proprio cuore, a colloquio con Dio. “Sopra di lui si apriva l’immensità del cielo, sul quale sbocciavano sempre più numerose le stelle. Proprio là, tra quelle stelle, abitava Colui che aveva ingiunto a Giuseppe di attendere…aveva ingiunto? Questo era un convincimento profondo, se pur non appoggiato da alcun segno. Quasi altrettanto forte della fede nell’esistenza dell’Altissimo. Perché forse che il mondo senza di Lui avrebbe significato?”
Giuseppe è uomo come noi, quando avverte la vicinanza di Dio, come anche noi la percepiamo, se pure a volte celata nell’oscurità. “Talvolta tuttavia le parole della Scrittura assumevano tale forma da suonare come una risposta. O un richiamo. E mentre egli parlava sempre dei suoi sentimenti, molte volte ascoltando nella sinagoga la lettura dei versetti letti, ritrovava in essi ripetuto un benigno invito ad attendere. Che cosa dovesse attendere non lo sapeva. Avvertiva soltanto che si trattava di qualcosa che doveva trasformare la sua vita.”
“Stava già per calare il secchio, allorchè sentì una voce. Qualcuno si stava avvicinando al pozzo cantando. La voce era quella di una ragazza…anche se quel viso alla prima occhiata non richiamava l’attenzione, se lo si guardava per un momento incominciava ad attirare lo sguardo. Pareva possedere uno splendore che proveniva dal profondo.”
La conoscenza dei due giovani parte da un senso di timidezza e rispetto, di delicatezza nei confronti l’uno dell’altra, di offerta di aiuto reciproco nello sbrigare azioni abitudinarie di due ragazzi che si sono incontrati nella quotidianità. “Quanta semplicità c’è in questa ragazza! E al contempo Giuseppe aveva visto nel suo sguardo una luce che rivelava una maturità inesplicabile. Maria era il Suo dono.”
Ciò che fa da sfondo a questi primi passi è Nazareth, con le sue vie, i suoi campi, un’abitazione divenuta in parte la bottega del falegname Giuseppe, che vive animato dall’amore per le persone più deboli e fragili alle quali non fa mai mancare ciò di cui hanno bisogno, un attrezzo per il loro lavoro. Egli vive animato dalla passione per il suo lavoro e l’amore che prova per Maria, il cui mondo sarebbe divenuto anche il suo.
Giuseppe si pone domande da creatura umana, la sua storia con Maria ha gli alti e bassi di qualsiasi relazione, a volte non comprende neppure alcune sue scelte (come il viaggio che compì da sola in visita alla cugina Elisabetta).
Tutto il senso di umanità dei personaggi che trapela dalla scrittura intensa di Jan Dobraczynski è ciò che rende godibile la lettura, e attraente. Accettare di addentrarsi nella vita di Giuseppe, e vivere accanto a lui ogni momento della sua vita, come ad esempio immaginare la vergogna imputatagli per le azioni che aveva compiuto, (ma che non aveva compiuto!) non avendo ancora preso in casa sua Maria, incinta. Il dolore che gli entrava nelle ossa, era troppo profondo, nemmeno più le preghiere che formulava gli davano pace. Alle parole delle preghiere si mescolavano le parole con le quali si rivolgeva nell’anima a Maria…
Ciò che era accaduto aveva fermato il corso della sua vita, le aveva tolto ogni significato. Ecco che l’autore con una serie di domande incalzanti fa emergere ciò che turbina nella mente di Giuseppe. Queste pagine struggenti, di un uomo comune alle prese con una situazione inusuale, rivelano i tratti più caratteristici dell’anima di Giuseppe, e del disegno di un Dio che si è calato nell’amore umano per dare vita all’amore (e alla vita stessa) del Figlio di Dio.
Nello svolgersi temporale degli avvenimenti degli inizi della storia di Gesù, alcune domande non possono che far breccia anche nel nostro pensare:
- Perché aveva voluto che ciò che doveva essere magnificenza, si iniziasse nella miseria più assoluta?
- Se Egli chiude davanti all’uomo la strada consueta, può darsi che voglia mostrargli qualcosa?
- Non cerchiamo ciò che desideriamo, si dissero i magi, cerchiamo quello che ci ha ordinato di cercare l’Altissimo…
Nel camminare coi Magi verso la grotta, seguendo la nuova stella che nel cielo indicava la via, è come essere lì ed intraprendere quel viaggio assieme. Ogni anno, dopo ogni avvento vissuto come giorni di attesa, anche noi possiamo presentarci davanti alla capanna liberi da ogni ansia e da ogni dubbio: ciò che vediamo è Colui che è Verità. “Non comprenderemo questo col nostro intelletto umano – disse Baldassarre – questi sono i misteri del Santissimo, davanti ai quali si deve solo chinare il capo.”
Non ritenete che il bene che è nato insieme con Lui continuerà a rinascere? Ciò che ha recato il Nuovo Nato non avrà mai fine! La gente morrà, cadranno i troni, si spegneranno le stelle, ma Egli continuerà a restare nei cuori umani. Sempre debole, mortale, minacciato – e sempre eterno…
Nel libro non si mancherà di notare alcuni richiami all’attualità, alcuni atteggiamenti che domandano ancora a noi il senso profondo della vicinanza, della sapienza, dell’accompagnamento ai più fragili, dell’attenzione a chi ci è accanto, dell’insegnamento ai figli, della vigilanza. Nel tema del viaggio – uno di quelli che Maria e Giuseppe intraprendono – si nota l’affidamento continuo all’Altissimo, la consapevolezza che ciò che Giuseppe decide per la sua famiglia è ciò verso il quale Lui guida.
“Una volta l’Altissimo sorregge uno di noi, un’altra l’altro…e quando ci sosteniamo reciprocamente, Egli allora si pone invisibile tra noi e aiuta il più debole tramite il più forte. Egli vuole tutto attraverso l’uomo.”
Nella vita di Giuseppe, quello che attendeva era giunto, anzi, aveva superato le sue aspettative, trovandosi al cospetto di qualcosa di enorme, lui, Giuseppe, l’ombra del Padre.