Il rumore del silenzio: l’esempio di Ilaria Galbusera

Si parla spesso delle diverse forme di disabilità, di integrazione (scolastica e sociale) per permettere alle persone in condizione di disabilità di svolgere le attività in modo adeguato alle proprie capacità, della grave carenza dei docenti di sostegno nella scuola, di mezzi compensativi, di BES, DSA, diagnosi funzionali…

La diversità viene vista, e purtroppo a volte vissuta, come un limite, fa sentire la persona disabile non integrata in un gruppo e spesso emarginata.

La sordità, ad esempio, colpisce migliaia di persone, e finalmente dopo molti anni anche il mondo della scuola si è attivato per formare docenti di sostegno in grado di apprendere la lingua dei segni (LIS) per poter interagire con gli studenti con deficit uditivo. La Lingua dei segni italiana costituisce uno strumento importante di inclusione, di pari opportunità di apprendimento, di conoscenza e di accesso alla comunicazione portando a una piena partecipazione alla vita sociale, oltre che scolastica.

E’ con questo scopo che la scuola primaria paritaria S. Maria di Loreto ha attivato per i propri alunni un percorso sia per apprendere questa nuova lingua sia come occasione di incontro con persone non  udenti.

In particolare giovedì 14 marzo abbiamo avuto l’onore di ospitare presso la nostra scuola Ilaria Galbusera, Capitano della Nazionale di pallavolo che ha vinto l’argento ai Deaflympics 2017 (i giochi dedicati agli atleti sordi) a Samsun in Turchia e nominata il 29 dicembre 2018 dal Presidente Sergio Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con la seguente motivazione “per l’impegno e la passione con cui fa dello sport uno strumento di conoscenza e inclusione delle diversità”.

28 anni appena compiuti, una laurea, un lavoro in banca, dove si occupa di iniziative sociali,  e da anni combatte per l’inclusione di chi condivide la sua disabilità. Si definisce “una leonessa”, ma quello che più ci ha colpito è stato il suo sorriso e il suo percorso di vita, non privo di difficoltà e di emarginazione, perché come lei stessa sostiene, “la sordità è una disabilità invisibile”.

“Sono cresciuta bilingue, fra l’italiano parlato e la lingua dei segni”. Nata  con una sordità congenita ed ereditaria, cresciuta in una famiglia con mamma e fratello udenti e papà sordo, ha impiegato tutte le sue forze, con il grande aiuto della sua famiglia, in percorsi di logopedia, musicologia, nell’apprendere la lingua dei segni, nel praticare tanti sport, “perché lo sport unisce e mette in contatto le persone”.

Un incontro che difficilmente dimenticheremo, un pomeriggio dedicato a rispondere alle numerose domande dei bambini e a cantare con loro l’inno di Italia, non con la voce, ma nella lingua dei segni, alla presenza delle autorità civili e religiose.

Grazie Ilaria per averci insegnato che le distanze possono essere colmate.