Da qualche tempo anche in Italia assistiamo a fatti di cronaca sempre più violenti e immotivati perpetrati da ragazzi la cui età va progressivamente diminuendo fino a coinvolgere bambini in età scolare; fenomeno che prende il nome di baby gang.
Giovanissimi, soprattutto aggressivi e violenti, che “giocano” a fare i grandi a spese degli altri. Aggrediscono e feriscono gravemente i loro coetanei senza un motivo, solo per il gusto di farlo.
Già nei primi mesi del 2019 i dati sono tristemente in crescita rispetto allo scorso anno.
La presenza delle baby gang, non solo nelle grandi città, è davvero preoccupante, e richiede un’urgente riflessione sulle cause sociali e culturali che portano a forme di prevaricazione e violenza fino al rischio di devianza vera e propria. Ciò che preoccupa maggiormente è soprattutto la violenza gratuita che è diventata quasi la norma per molti giovani.
Se da alcune ricerche giuridiche condotte sulla popolazione carceraria minorile, emergono tra le possibili cause ricorrenti, gravi problemi familiari, degrado abitativo-ambientale, l’abbandono scolastico precoce o l’assenza di scolarizzazione, la cronaca riporta sempre più spesso azioni violente e di bullismo attuate anche da ragazzi di ottima famiglia.
E’ risaputo che per i ragazzi e gli adolescenti è molto importante stare in gruppo, avere interessi comuni e fare insieme attività ed è pur vero che le opinioni del gruppo su di sé hanno una forte incidenza sulla propria autostima, ma ciò che distingue le baby gang da altre forme di aggregazione giovanile è l’aggressività e lo scopo collettivo di compiere atti illegali quali scippi, spaccio di droga, rapine, violenze sessuali.
E’ ormai necessario favorire forme di prevenzione in tutti gli ambiti educativi (scuola, famiglia, oratori..) cercando di comprendere i segnali di sofferenza e disagio manifestato dai ragazzi, promuovendo relazioni e dando risposte adeguate ai bisogni. E’ un fenomeno che ha varie facce su cui tutti dobbiamo fare una riflessione.
In primis la famiglia, come punto di riferimento, deve ricostruire figure genitoriali credibili e offrire il proprio sostegno, impegnandosi a costruire un rapporto significativo con i figli; mentre la scuola, dove i ragazzi cominciano a costruire le prime relazioni sociali, a conoscere l’altro, a sperimentare i primi successi e insuccessi, deve valorizzare la centralità della persona e favorire la sua crescita per far sentire i ragazzi parte integrante di un contesto che li accoglie e li comprende.
Facciamo la nostra parte…