Nella memoria di san Giovanni Bosco – e a conclusione della settimana sull’educazione – vogliamo riproporre alcune riflessioni a partire dalla preziosa eredità che questo santo ci ha lasciato: un metodo educativo di provata efficacia, la cui finalità ultima è la promozione integrale, umana e cristiana, dei giovani.
L’educazione è cosa di cuore
(San Giovanni Bosco)
Educare è volere il vero bene del giovane e il primo passo è farselo amico, guadagnare il suo cuore. In una lettera famosa di don Bosco, scritta ai Salesiani da Roma nel 1884, si legge: Chi sa di essere amato, ama; e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani.
L’educatore deve offrire gli strumenti per affrontare autonomamente la vita con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, creare un ambiente in cui i valori che si intendono trasmettere sono comunicati con l’esempio. Deve aiutare il giovane a prendere coscienza delle sue qualità positive e offrire al tempo stesso delle concrete possibilità perché queste possano esplodere in tutta la loro potenzialità. Don Bosco diceva che in ogni giovane c’è un punto accessibile al bene.
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Egli riassumeva in tre parole le caratteristiche del suo impegno educativo:
- RAGIONE: Significa essenzialmente due cose. L’uso della razionalità da parte dell’educatore nei rapporti con i ragazzi, cioè il continuo dialogo con loro per aiutarli e guidarli nel loro cammino di crescita. L’attenzione alla dimensione storica nella quale vivono, l’educatore deve cioè individuare i valori emergenti nella società, i desideri e le aspirazioni dei giovani nel loro tempo, evidenziando i valori positivi, sempre presenti, che si accordano alla visione cristiana della vita e della società, aiutandoli così a diventare “buoni cristiani e onesti cittadini”.
- RELIGIONE: Essa motiva e ispira tutto il sistema educativo. Significa guidare i ragazzi all’incontro con Cristo, vera fonte di gioia, suscitando in loro una fede viva, radicata nella realtà quotidiana, fatta di presenza di Dio e di disponibilità alla sua grazia. Per questo l’educatore li invita ad accostarsi con frequenza ai sacramenti della Confessione e della Comunione e inoltre prega per loro e con loro.
- AMOREVOLEZZA: Significa amare i ragazzi in modo che “essi stessi conoscano di essere amati”, accogliendo ciascuno nel punto in cui si trova. L’amorevolezza è il punto di partenza di un cammino che deve portare alla familiarità, poi all’affetto, per arrivare alla confidenza che “è ciò che apre i cuori dei giovani”, come affermava don Bosco.
Nonostante siano passati ben 206 anni dalla sua nascita, il messaggio del suo impegno educativo rimane ancora attuale e attualizzabile. Educare sta al cuore delle persone, e prendersi cura dell’altro rappresenta sempre un elemento essenziale della vita. Educare ha riguardato i grandi nomi della storia (don Milani ha portato avanti lo slogan “I CARE” = mi prendo cura) e riguarda oggi ciascuno di noi, nel suo ruolo. Alessandro d’Avenia, scrittore del nostro tempo, afferma che “educare è la responsabilità di offrire risposte di senso” e intervenendo ad un convegno domandava provocatoriamente “Educhiamo se siamo educati, ma diamo il tempo all’eternità di educarci? Non possiamo rischiare di portare il soffio corto della nostra esperienza. Il segreto è dunque rivolgere lo sguardo all’infinito.
È con questo senso e desiderio di infinito che ci affidiamo oggi, in questa meravigliosa arte dell’educare, a Maria, con una preghiera della CEI di qualche anno fa…
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fonte: salesianicooperatorire.altervista.org
fonte: www.avvenire.it