Nuovo Messale

Con la terza domenica d’avvento, 29 Novembre 2020, entra in uso in tutte le chiese del territorio nazionale il nuovo messale. Esso è il libro per la celebrazione: comprendere, celebrare e vivere sono la modalità corretta per aprirsi alla novità, che non cancella la tradizione, ma la rende attuale attraverso un linguaggio e una ritualità più facilmente accessibili alla cultura odierna.

I mutamenti più significativi sono l’introduzione della formula “fratelli e sorelle” e le variazioni nei testi del “Gloria”, del “Padre nostro” e delle Preghiere eucaristiche.

ATTO PENITENZIALE-CONFESSO

Da “fratelli” a “fratelli e sorelle”

GLORIA

Da “uomini di buona volontà” a “uomini, amati dal Signore”

PADRE NOSTRO

Da “come noi li rimettiamo ai nostri debitori” a

“come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”

Da “non ci indurre in tentazione” a “non abbandonarci alla tentazione”

Perché dare tanta importanza dunque a questo nuovo strumento? Papa Francesco diceva che “la liturgia è vita e non un’idea da capire”. È vita e pertanto la rende tale la partecipazione attiva delle persone, l’impegno di ogni membro del popolo di Dio per comprenderne l’azione liturgica.

Sembrano piccoli mutamenti, ma definiscono un orizzonte teologico preciso…

Nel Padre Nostro l’aggiunta di quell’«anche» è per rispettare l’andamento del testo, sia greco, sia latino, perché tutto il Messale vuole essere più attento all’originale. La scelta, poi, del «non abbandonarci alla tentazione» tende a superare il rischio di intendere il «non ci indurre in tentazione» come se Dio volesse provocarci alla tentazione. Il Padre infatti non ci lascia soli nell’affrontare le avversità, ma ci dona la grazia apportatrice di salvezza, ci offre mezzi per resistere nel momento del pericolo. Quindi, «non abbandonarci» sembrerebbe esprimere meglio il fatto che Dio custodisce il cammino dei suoi fedeli, anche quando sono nella tentazione, ma non permette che siano vinti da questa.

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Fonte: www.chiesadimilano.it